STORIE DI STAGE: SCOPRIRE DI NON ESSERE INVISIBILE

Visto l’interesse che ha suscitato nei nostri lettori l’articolo dedicato allo stage del nostro studente di terza a indirizzo Cucina che aveva raccontato di voler dire mille volte sì a questa esperienza che gli ha fatto sperimentare la gioia di lavorare in brigata, ecco un altro racconto, con l’idea di creare una vera a propria sezione speciale all’interno del nostro sito, dedicata alle voci degli studenti.

Il primo giorno mi sentivo stanco già prima di iniziare perché sapevo già cosa mi aspettava: il dolore ai piedi, fare su e giù tra tante persone per il servizio“. Ci racconta Francesco, che sta frequentando la seconda ed è al suo primo stage.

Mentre svolgevo i miei soliti compiti, al tavolo si sono sedute due donne, una più giovane e una più anziana, forse sua madre. Ho portato loro la colazione, servito altri tavoli e poi mi hanno chiesto il conto. Me lo dimentico e le faccio aspettare per un po’. Ad un certo punto mi fanno un cenno, io allora corro a portarglielo con un sorriso di scusa“. Mentre ripercorre questo suo primo giorno, Francesco è molto attento ai dettagli, proprio quel genere di dettagli che un giovane alla sua prima esperienza di lavoro non dimenticherà più.

Ecco, a quel punto succede una cosa: la donna più giovane mi mette in mano una mancia dicendomi che era da parte sua e da lì abbiamo iniziato una piccola conversazione che ha cambiato la mia giornata. Mi ha detto che lei era un’insegnante che viveva in Svizzera e che aveva capito che io ero uno stagista. Io le ho raccontato di come mi sono ritrovato lì a girare per una sala e servire delle persone, una cosa che fino a qualche anno fa nemmeno riuscivo a immaginare perché sono timido, introverso…invisibile. Lei mi ha detto che riuscire a fare quello che stavo facendo non era banale né scontato, soprattutto perché era il mio primo stage. Mi sono sentito sollevato e quei pochi minuti di conversazione mi hanno dato una grande soddisfazione“.

Quando Francesco ha raccontato questo episodio e ciò che si è portato a casa dopo il servizio, ovvero la consapevolezza di essere visto nei suoi talenti e nelle sue fatiche sia dai clienti che dai suoi colleghi e titolari, sembrava una persona nuova, diversa da prima. L’augurio che facciamo a questo giovane studente è di trovare sempre il coraggio dare espressione di sé, perché ciò che può succedere quando ci mettiamo in gioco è ciò che più ci aiuterà a capire chi siamo e dove stiamo andando.

Grande Francesco! Avanti tutta ragazzi! Alla prossima storia.


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