ERO UN BULLO

Sabato 25 marzo, gli studenti delle prime hanno partecipato alla 36^ Mostra del Libro di Borgoricco.

Di seguito, proponiamo un articolo scritto da Melissa Gasparini, allieva che, dopo aver visitato il Museo della Centuriazione Romana con la guida del Professore di Storia Vittorio Beretta, insieme ai suoi compagni ha poi partecipato alla presentazione del libro “Ero un bullo” di Andrea Franzoso. Questo momento è stato preparato e realizzato dalla Professoressa di Diritto ed Economia Silvia Novello che ha intervistato l’autore.

Che questo possa essere solo il primo reportage di eventi culturali scritto da una nostra giovane allieva.

Oggi raccontiamo la storia del libro “Ero un bullo” di Andrea Franzoso.

Questo libro si basa sulla storia di Daniel Zaccaro, una persona che da giovane ha avuto le sue difficoltà e che poi, essendo lui molto più dei suoi sbagli, si è riscattato alla grande facendo l’educatore in una comunità . L’autore, in compagnia della nostra Professoressa di Diritto ed Economia, ha iniziato a presentare il libro riassumendoci un po’ la vita di Daniel, il protagonista.

In un secondo momento, che è stato molto apprezzato dalla platea, a turno molti degli studenti presenti gli hanno fatto delle domande sull’esperienza di rinascita di Daniel e su come si è sentito lui mentre scriveva questo libro piuttosto impegnativo.

Alcune delle domande più importanti della mattinata sono state:

“Perché proprio Daniel Zaccaro, perché proprio la sua storia?”. Oppure: “Ha mai notato delle difficoltà del protagonista a raccontare di sé?”. E ancora: “Come sono state raccolte le testimonianze della famiglia di Daniel?”.

Andrea Franzoso ha raccontato che, in passato, prima di conoscere la storia di Daniel, stava già scrivendo un altro libro, ma poi è stato letteralmente travolto dalla potenza positiva del messaggio che questa vita avrebbe potuto dare a tutti i lettori. “Ci ho messo sei mesi a scriverlo”, racconta. E qui capiamo quanto Daniel abbia colpito profondamente Andrea.

L’autore ha spiegato anche come ha conosciuto tutte le altre voci del libro e di come lo abbiano aiutato a fare chiarezza su alcune vicende: la madre, gli amici, gli avvocati, la psicologa e le loro relazioni a volte difficili, a volte determinanti per il lieto fine di questa storia. Ci ha raccontato di come Daniel avesse timore che sua madre raccontasse una sua versione dei fatti troppo distante da ciò che era realmente capitato. Ci ha detto anche che il padre ha obbligato Daniel a fare una scuola che non voleva fare e ha elencato tutti gli abusi che questo giovane ha dovuto subire.

“Mentre lo intervistavo, ho provato anche io quasi le stesse emozioni di Daniel”. Andrea ci dice di aver provato principalmente rabbia, rancore e paura. Dice che Daniel tutt’ora non è cambiato in tutto ma “è rimasto ancora un po’ quello del passato”. Quello di oggi è un Daniel stanco di raccontare la sua vita perché l’ha fatto troppe volte e non se la sente più di tornare ancora su queste “cose”. Vorrebbe guardare al futuro.

Molte volte Daniel gli ha chiesto di togliere delle parti dove l’autore aveva raccontato dei suoi genitori e di come lo avevano ripetutamente ferito. Andrea non ha scritto questo libro solo per noi ragazzi, ma soprattutto per i genitori, per far capire quanto un figlio possa soffrire se non viene sostenuto o accettato così per come è fatto.

Tra tante cose che mi sono rimaste nella testa in questo sabato mattina, ma questa frase mi ha colpito più di tutte e voglio concludere l’articolo riportandola perché possiate leggerla e ricordarla anche voi: “Ricordati sempre che nella vita non esiste un copione già scritto: fino all’ultimo, puoi decidere di cambiare il finale”.


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